I Viaggi

 

Il viaggiare, inteso come spostamento di persone dalla propria dimora abituale ad altro luogo per motivi di turismo, svago o di cultura, costituiva fino alla metà del secolo scorso una prerogativa riservata a pochi che fossero dotati di risorse economiche elevate. Da allora, invece, grazie a mezzi di trasporto sempre più rapidi ed efficienti, nonché ad un accresciuto e generalizzato benessere economico, viaggiare è diventato una possibilità accordata a molti.

Oggi, il progresso della tecnologia applicata all’informatica, consente di “viaggiare” e di conoscere luoghi assai lontani come ad esempio la Muraglia Cinese o una tipica strada americana oppure le elevate vette Himalayane, rimanendo seduti comodamente davanti al proprio computer o smartphone.

 

DA GOOGLE STREET VIEW_

La piattaforma Google Street View (2), accessibile a chiunque sia in possesso di un computer, consente di percorrere le strade ivi tracciate, fornendo la possibilità di vedere a livello del terreno paesaggi urbani e non, con viste panoramiche a 360° in orizzontale e a 160° in verticale. L’interessante funzione è quella di poter visivamente percorrere queste strade: cliccando con il mouse verso la destinazione designata, si avrà, dunque, la possibilità di intraprendere un viaggio virtuale.

In altre parole la funzione che quella piattaforma permette di realizzare è quella di poter visivamente percorrere le strade del mondo; cliccando con il mouse verso una determinata destinazione, che è stata preventivamente individuata, si avrà la possibilità di intraprendere un viaggio virtuale verso quella medesima destinazione. La specificità della piattaforma sopra richiamata consente poi, a seconda del luogo che si intende esplorare, di compiere il viaggio virtuale attraverso un’automobile (Google car), oppure attraverso un’imbarcazione (Google boat), oppure, ancora, attraverso una bicicletta (Google bikes) oppure, infine, a piedi.

Accadde che un giorno, dovendo io ricercare il percorso per raggiungere un luogo all’interno della città di Venezia, mi apprestai ad utilizzare il percorso segnato da Google boat. Fu così che, a bordo di una barca virtuale, iniziai a navigare tra i canali della Laguna e, pur essendo a conoscenza della finzione del viaggio che stavo compiendo (ero infatti a casa seduta davanti al computer), la sensazione di curiosità che provavo durante quel viaggio simulato in esplorazione di luoghi ignoti, la sentivo reale. Potevo, ad esempio, attraverso il cancello di una villa collocata vicino a casa mia ammirarne il giardino che, altrimenti non avrei avuto possibilità di contemplare avendo esso accesso soltanto dal canale, così come, più semplicemente, potevo vedere luoghi di tutti i giorni da una diversa prospettiva, quella appunto via mare, che meglio mi consentiva di coglierne l’intrinseca bellezza.

 

[caption id="attachment_339" align="aligncenter" width="640"] Foto da Google Earth[/caption]

 

Attratta da questo viaggio virtuale, iniziai ad ampliare l’orizzonte, curiosando in Laguna allo scopo di visitare le isole che la compongono e che non sono raggiungibili attraverso i mezzi pubblici. Mi resi però conto che ciò non sempre è possibile, in quanto tali percorsi non sono registrati da Google, trattandosi di isole abbandonate o private e quindi non di percorrenza comune.

Nacque così in me il desiderio di visitare di persona quelle isole e di riprenderne gli aspetti paesaggistici sull’esempio di quanto avevo visto in Google Street View. Ciò non solo allo scopo di creare un progetto di tesi, ma anche per esaudire un desiderio che albergava nella mia mente da tempo.

ALLA LAGUNA _

Il mio desiderio fu condiviso anche da Erica, compagna di corso, coinquilina ed amica. Certamente nel determinare l’aspirazione di entrambe ha influito non poco il luogo in cui si è sviluppato il nostro percorso di studi, ovvero l’isola di San Servolo, sede della scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, dell’Accademia di Belle Arti. Quest’isola è situata nella Laguna Sud, appartata rispetto alle altre isole che compongono la città di Venezia. Essa, proprio in quanto isolata e non interessata dal traffico, nel viavai di persone e nel trambusto che anima le vie, le calli e i canali del centro cittadino, offre una sensazione completamente diversa della vita veneziana. Dalle sue sponde si vede e si sente la Laguna nei suoi aspetti e nei suoi sapori più naturalistici e genuini.

Durante l’estate 2016, io ed Erica iniziammo a perlustrare la Laguna via mare, a bordo di mezzi di trasporto pubblico fino a dove questi ci consentivano di arrivare. Un itinerario, che ci rimase impresso, fu quello che da Fondamenta Nuove conduce all’isola di Sant’Erasmo; la bellezza selvaggia, il silenzio, l’amenità che caratterizzano l’ambiente di quest’isola, che è situata nella parte settentrionale della Laguna, ci folgorò.

Così giorno dopo giorno, maturò in noi il desiderio di approfondire la conoscenza di quella parte di Laguna, utilizzando, per meglio visitarla nei suoi aspetti più nascosti, una nostra imbarcazione.

[caption id="attachment_345" align="aligncenter" width="640"] Frame da video 360[/caption]

IN KAYAK _

Fin da subito eravamo intenzionate ad acquistare un’imbarcazione priva di motore, per l’ebbrezza e il senso di libertà che un mezzo di tal genere può dare. La prima idea fu quella di acquistare un kayak in vetro resina. Più tardi, però, scoprimmo l’esistenza di kayak gonfiabili che, contrariamente a quanto si può pensare, sono molto resistenti. Optammo quindi per quest’ultimo anche in ragione del fatto che, potendo essere gonfiato e sgonfiato, si rivelava molto duttile.

Kayak gonfiabile a tre posti (due per noi più eventuali zaini), due pagaie smontabili in quattro pezzi, due giubbotti salvagente e la pompa. Il tutto poteva essere messo all’interno di uno zaino e quindi poteva essere trasportato abbastanza facilmente, avendo un peso totale di 20 kg.

Effettuato l’acquisto, come prima esperienza ci proponemmo di arrivare dalla nostra abitazione, sita nell’isola della Giudecca, all’isola di San Servolo. Ciò anche allo scopo di verificare di quanto la distanza in linea d’aria Giudecca - SanServolo, sia ridotta rispetto all’itinerario percorso dai mezzi pubblici.

Programmavamo i nostri itinerari secondo le mappe di Google Maps fino a dove esse erano tracciate, dopo di che proseguivamo in linea d’aria (o meglio d’acqua) orientandoci con la mappa da cellulare.

La modesta dimensione della nostra imbarcazione e la poca profondità del suo scafo non ci obbligavano, al fine di non arenarci nel fondale sabbioso o nelle secche, a seguire gli itinerari tracciati per la navigazione lagunare. Eravamo libere di navigare a nostro piacimento, verificando di volta in volta la profondità dell’acqua o osservandone il colore o immergendovi la pagaia. Raramente abbiamo incontrato difficoltà e posso dire che la Laguna si presta ottimamente per essere navigata in kayak.

I LUOGHI _

- nella Laguna Sud:

Giudecca (Palanca, Sacca Fisola, Sacca San Biagio, Redentore)

Isola di San Servolo

Isola de La Grazia

Isola di Poveglia

 

- nella Laguna Nord:

Isola di Campalto

Forte Marghera

Isola di Tessera

Murano

S. Erasmo

Isola della Madonna del Monte

Burano

 

Tot. numero viaggi: 6

 

[caption id="attachment_312" align="aligncenter" width="4743"] Foto satellite da Google Earth[/caption]

UNO SGUARDO AL PASSATO_

Parlando del “viaggio” inteso come esperienza e in seguito come operazione inserita nel contesto dell’Arte, vorrei far riferimento ad un collettivo giapponese degli anni ’80 chiamato “The Play”. Gli artisti di questo collettivo programmavano delle esperienze ed imprese, a volte ardue, in cui gli stessi erano chiamati a prendervi parte e a portarle a termine. Possiamo dire che si trattasse di una sorta di sfide personali, in relazione con l’ambiente naturale, e che non mirassero a nessuno scopo commerciale. Un esempio, che si avvicina molto alla mia esperienza in Laguna, è Current of Contemporary Art, la quale prevedeva la costruzione di una zattera in polistirolo, da parte dei membri, usata poi come mezzo di trasporto per la navigazione delle acque del fiume Uji in Kyoto, fino a raggiungere la costa orientale di Nakanoshima, nel centro di Osaka. Il tutto era formulato come un gioco, in cui ci sono i giocatori e una sfida da portare a termine.

Questo lavoro ed un altro (IE: The Play Have a House) sono stati esposti alla 57esima Biennale D’Arte di Venezia nel 2017, grazie alla quale ho avuto modo di venir loro a conoscenza (3).

 

 

 

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NOTE:

(2) V. approfondimenti in:

http://www.gosur.com/map/italy/?

satellite=1&lang=it&gclid=Cj0KCQiAjO_QBRC4ARIsAD2FsXPHLlVhhHjGalLm16pWB56Zx- tUkBxiFgdfRQFdH7MNX5kdKJBjHXMaAppREALw_wcB
https://it.wikipedia.org/wiki/Google_Street_View https://it.wikipedia.org/wiki/Visita_virtuale

(3) THE PLAY, Current of Contemporary Art, Kyoto, 1969 ; IE:The Play Have a House, Kyoto, 1972